Recensione di ‘I Capuleti e i Montecchi’ di Vincenzo Bellini in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 24 febbraio al 5 marzo 2023
Lo spettacolo ‘I Capuleti e i Montecchi’in scena a Trieste era già stato recensito per le repliche con i cantanti della prima compagnia.
Ci ritorniamo in occasione dell’esibizione del secondo cast, perché lo spettacolo prende una sfaccettatura diversa, quasi una narrazione differente: più che una coppia di giovani che si amano, siamo davanti alla storia di una ragazza determinata, che si trova davanti tre tipologie umane: un padre dominato dall’autoreferenzialità e dal tornaconto politico, un corteggiatore che la ama ma che lei non ricambia, un giovane bizzoso ed irruento, sicuramente aitante, ma non riflessivo ed affidabile come sarebbe auspicabile.
Il tutto nel rispetto della soluzione registica di Arnaud Bernard,che ad una seconda visione rimane interessante anche se emergono alcuni tratti di lezioso manierismo.
Si confermano anche la piacevolezza delle soluzioni scenografiche di Alessandro Camera, i dubbi sulle scelte delle luci di Paolo Mazzon, mentre una seconda visione dei costumi di Carla Ricotti mette in evidenza un lavoro raffinato di citazioni pittoriche che impreziosiscono l’allestimento.
Il coro, diretto da Paolo Longo, si esprime con la consueta sicurezza vocale, molto apprezzata dalla sala, anche se ci sono degli attimi, soprattutto in apertura, in cui il suono appare prevaricante, mentre l’orchestra conferma il suo valore, anche grazie alla guida competente ed attenta di Enrico Calesso, che dimostra una grande sensibilità, oltre che una solida conoscenza, della partitura e dello stile e della corretta misura per rendere la grandezza della musica di Vincenzo Bellini.
Apprezzati gli interventi delle prime parti di Paolo Rizzuto (corno), Marco Masini (clarinetto) e Matteo Salizzoni (violoncello).
Rimangono quindi le voci, per le quali ha preso forma la doppia interpretazione dei personaggi.
Presenti in entrambe le compagnie Emanuele Cordaro e Marco Ciaponi.
Il primo è un funzionale Lorenzo, che si affanna, in ossequio alla regia, a correre in giro per il palcoscenico, ma nonostante questo conferma le sue capacità vocali.
Marco Ciaponi è un grande Tebaldo. Nella prima compagnia, si trovava a confrontarsi con il Romeo solido ed autorevole di Laura Verrecchia. Assistevamo allo scontro fra due personalità forti, che affrontavano la vicenda con autorevolezza.
Nella seconda, con una mezzosoprano con caratteristiche vocali differenti, la parte del tenore, quasi suo malgrado, è fortemente in risalto: autentico tenore di grazia, dal timbro limpido, l’acuto squillante, il colore piacevole, delinea un giovane uomo realmente innamorato, sincero, che nella prima aria propone una struggente dichiarazione d’amore.
Nella complessa ‘L’amo tanto’ evita giustamente l’ostentazionevocale, pur nella ricchezza dei suoni, riuscendo a lavorare sulla parola e sublimando la narrazione drammatica.
Viktor Shevcenko è Capellio, mala prova non brilla, nonostante una voce non priva di interesse, per la spesso incomprensibile difficoltosa dizione e la gestualità approssimativa.
Sofia Koberidze è Romeo. Sicuramente la cantante ,determinata e professionale, ha una voce dal bel colore, anche se muliebre; si muove con una piacevole figura ed una certa attenzione ai movimenti in scena.
La tecnica sembra abbastanza ben acquisita e non è difficile immaginare che la aspettino presto grandi soddisfazioni.
Francamente, però, in questa occasione, questa parte la sovrastasia vocalmente che scenicamente, mette a dura prova il registro, che nelle note gravi sembra meno consistente, mentre in quellealte risulta spesso aspro.
Certamente una maggior dimestichezza con la parte avrebbe permesso di superare quel percepibile timore reverenziale che non la aiuta a mettere in evidenza tutte le sue potenzialità.
In tutto questo emerge, drammaturgicamente, Giulietta: educata, riservata, ma autorevole, determinata, capace di essere ingenua, sensuale, spaventata, coraggiosa, arrabbiata, coerente, dal carattere solido e capace di momenti di abbandono. Ruolo complesso che trova una riuscita interprete in Olga Dyadiv, che dopo una recente e discutibile incursione pucciniana, ritorna al repertorio che le è più congeniale e ci regala una interpretazione intensa, grazie ad una variegata tavolozza di sfumature che accarezzano una voce che affronta e supera con bravura le difficoltà che ingemmano questo ruolo.
La voce del soprano ucraino è piccola, ma corre senza difficoltà in teatro e le agilità sono ben risolte, grazie anche ad una bella sintonia con la buca dell’orchestra.
Il pubblico presente, con una ampia componente di giovani, ha tributato applausi convinti a tutti gli interpreti con innumerevoli chiamate in scena ed un personale trionfo per la Dyadiv.
Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2022/23
“I CAPULETI E I MONTECCHI”
Tragedia lirica in due atti Libretto di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini
Personaggi e interpreti
Giulietta OLGA DYADIV
Romeo SOFIA KOBERIDZE
Tebaldo MARCO CIAPONI
Capellio VIKTOR SHEVCHENKO
Lorenzo EMANUELE CORDARO
Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Maestro concertatore e direttore Enrico Calesso
Maestro del coro Paolo Longo
Regia Arnaud Bernard
Scene Alessandro Camera
Costumi Carla Ricotti
Luci Paolo Mazzon
ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA IN COPRODUZIONE CON LA FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA E CON LA GREEK NATIONAL OPERA
Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, 4 marzo 2023
Gianluca Macovez